Tessere la pace 2020
Staffan, l’uomo resiliente per la pace.
De Mistura: la pace si costruisce con la riconciliazione
Al diplomatico italo-svedese il riconoscimento Ipsia, l’organizzazione per la cooperazione internazionale delle Acli trentine.
La consegna del premio “tessere la pace” a Staffan De Mistura, inviato speciale delle Nazioni Unite.
Staffan de Mistura
Un uomo resiliente, si legge nelle motivazioni, che del tessere la pace ha fatto il suo motivo di vita.
E alla paziente e difficile opera di tessitura della pace De Mistura ha dedicato la sua relazione “dalle città all’Onu, costruire la pace”, un discorso sentito ed emozionante, nel corso del quale ha sottolineato anche l’importanza del ruolo delle donne nella soluzione dei conflitti.
All’atto di ricevere il riconoscimento, il diplomatico italo-svedese lo ha voluto dedicare al popolo cinese. “Ci sono guerre combattute e guerre globali – ha spiegato – e in questo il popolo cinese ne sta combattendo una con grande dignità”, contro l’epidemia da coronavirus. Infine ha consegnato simbolicamente a tutti i presenti il suo motto nella vita di mediatore in tanti conflitti: “hai provato? Hai fallito? Prova meglio e fallisci meglio”
De Mistura: la pace si costruisce con la riconciliazione
Il diplomatico in Trentino per il premio “Tessere la pace” ha incontrato alla cooperazione centinaia di ragazzi.
Con lui Roberto Savio
De Mistura premiato alla Campana dei Caduti come tessitore di pace
Al diplomatico italo-svedese il riconoscimento Ipsia, l’organizzazione per la cooperazione internazionale delle Acli
Motivazione dell’assegnazione premio “tessere la pace” a Staffan de Mistura
Staffan de Mistura, trasmette il garbo e l’eleganza di un uomo d’altri tempi con i suoi occhiali pince-nez (occhiali senza stanghette fissati al naso da una molla, molto diffusi nel diciannovesimo secolo) e il baciamano – ma è contemporaneamente molto vicino a noi. Innanzitutto rappresenta un’Istituzione; anzi, l’Istituzione: l’ONU. E’ stato, infatti, inviato speciale del segretario Generale dell’ONU in Afghanistan, Libano, Iraq e Siria. Per la prima volta avevamo visto i membri del Consiglio di Sicurezza alzarsi in piedi e stringere la mano ad un mediatore.
Ci è vicino dal punto di vista etnico. Il Regno di Dalmazia, da dove proviene il padre, fu uno dei territori della corona dell’Impero austro-ungarico. Impero che, fra tutte le contraddizioni, riconosceva e valorizzava le minoranze. Peculiarità che caratterizza questa terra autonoma della nostra Provincia.
Ci è soprattutto vicino perchè ha lavorato nelle ONG. Ha militato nel WWF, impegnandosi er la protezione dell’ambiente e degli animali con importanti campagne di sensibilizzazione. Infine, tutt’oggi, nonostante i suoi continui tentativi (anch’essi falliti) di andare in pensione, fa il lavoro più difficile del mondo: tessere la pace. Noi lo vediamo tutti i giorni, dalle nostre associazioni sino agli enti locali, quanto la pace sia enunciata nei primi articoli delle Costituzioni, Magne Carte, Statuti. I fondi sono spesso inversamente proporzionali alle “parole vuote”. La “Pace” non è certo un’opera, un’infrastruttura che appaga in termini di consenso. Spesso è un tentativo di accordo, tra le miserie umane, che si sposa con la fallibilità. E la tentazione sta nel non tentare.
Ebbene Ipsia sceglie l’incessante e spesso infruttuoso tentativo di dialogo che, in altre parole, si chiama “politica”. Un “pensiero istituzionale” non sovranista che fu la ragione delle nostre Istituzioni. Dall’Isola di Ventotene, dove fu ideata l’Europa, al largo di Terranova, dove fu sottoscritta la Carta Atlantica per fondare l’ONU!
Ed è per questo che si avvale ormai da anni del contributo dell’amico Roberto Savio, una delle menti più fertili che il mondo ci riconosce con il quale abbiamo costruito assieme molti tentativi, percorsi.
“Si vis pacem para pacem” è l’esatto opposto del “si vis pacem para bellum” per dirla con l’onorevole Filippo Turati. E la nostra “pace positiva” non cessa di tessere, tentare, osare.
Il premio va al resiliente lavoro di Staffan de Mistura che del “tessere la pace” ha fatto motivo di vita. Siamo certi che i giovani non solo seguiranno il suo esempio ma gli strapperanno il testimone dalle mani con l’energia e voglia di un mondo migliore. Siamo certi che “tenteranno meglio di noi” laddove tutti noi abbiamo fallito e avranno la capacità di rialzarsi e di tentare una soluzione di pace ad ogni nuovo conflitto.
Rovereto, 16 febbraio 2020